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Una vile aggressione a un concittadino
11. Monza che cambia
Umberto De Pace


Kelly M.

Riassumiamo i fatti, quanto meno quelli che si possono raccogliere dalle varie cronache riportate sui giornali (particolari di cronaca): Cernusco sul Naviglio, è sabato, negli spogliatoi di una fabbrica un banale diverbio tra un operaio, che entra con le scarpe sporche, e un addetto alle pulizie; dopo uno scambio di parole, l'operaio è oggetto di insulti, non mancano pesanti ingiurie di stampo razzista, visto che è di origini africane; il lunedì successivo, alla mattina, l'operaio viene minacciato di morte dall'addetto alle pulizie e pestato a sangue nell'ora di pausa, mentre si appresta ad uscire dalla fabbrica per il pranzo, da quattro persone vestite in modo “molto elegante”, scese da due “auto di grossa cilindrata”. Uno dei quattro si qualifica come il figlio del lavoratore che ha minacciato di morte il nostro concittadino, il quale tra l'altro assiste al pestaggio; soccorso dal direttore dello stabilimento, ambulanza, carabinieri, denuncia, sospensione dell'addetto alle pulizie, il quale rinnova la propria minaccia anche al delegato sindacale che sostiene la causa dell'operaio che per lui “è un uomo morto”.
A fronte di tutto ciò occorre chiedersi, tanto più essendo la vittima in questione un nostro concittadino: ci troviamo di fronte a un fatto di ordinaria violenza, come dire, fisiologica all'interno del nostro contesto metropolitano? Si tratta di ordinario razzismo, magari un po' più grave, da aggiungere a quanti sono già successi, non solo, ma anche nella nostra città?
La dinamica degli avvenimenti dimostra che non si tratta di una reazione a caldo, di uno scatto d'ira. E' un atto premeditato. Il futile motivo, aggravato dagli insulti razzisti, ci indica che la ritorsione può essere solo figlia di una sottocultura xenofoba/razzista o malavitosa. Gli attori e la sceneggiata dell'atto violento sembrano supportare la seconda ipotesi.
Un normale deviante, un semplice delinquente, un razzista qualunque non avrebbe agito in questo modo: offesa, minaccia, ritorsione e nuova minaccia a viso aperto, impunemente, come fossimo nel Far-West o nelle zone del casertano in mano alla camorra. Una dinamica e una violenta arroganza tipica di una organizzazione malavitosa, piccola o grande che sia.
E' per questo che ci attendiamo che mentre le forze dell'ordine e la magistratura svolgono il loro compito, assicurando alla giustizia tutti i colpevoli di un gesto così infame, gli amministratori monzesi si facciano carico di esprimere in modo discreto ma concreto la solidarietà della città di Monza al nostro giovane concittadino, come ha saputo fare in modo lodevole il sindacato e come sono certo farebbe la maggioranza di noi.
In attesa di conoscere i nomi, i volti dei colpevoli e le loro storie di vita, per capire dove e come possa essere maturata l'infamia da loro commessa e sapere con chi abbiamo a che fare, visto che della vittima si sa quasi tutto, ci auguriamo che anche i colleghi di lavoro, superata la paura del momento, i vicini di casa e i conoscenti, dimostrino alla vittima tutta la loro solidarietà, perché è questo l'unica strada che può garantire a tutti una serena e dignitosa convivenza civile e al contempo renda innocui i vili e gli infami.

Umberto De Pace

Cronaca e intervista su MBNews

Monza che cambia
GLI ARTICOLI PRECEDENTI
  1. Sicurezza e informazione
  2. Volontari alla sicurezza e ronde
  3. I giostrai di via Sibelius
  4. Gocce di intolleranza
  5. Monza e i suoi rom
  6. La “vecchia” provincia di Monza e Brianza
  7. Dopo il 25 aprile, guardando al futuro
  8. Lettera aperta al direttore de “il Cittadino”
  9. Una moschea a Monza
10. Primo marzo: un giorno senza immigrati


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Franco Isman
March 15, 2011 9:03 AM
 
Sono un reazionario, sono un reazionario, sono un reazionario, sono un reazionario, sono un reazionario, sono un reazionario, sono un reazionario, sono un reazionario, sono un reazionario, sono un reazionario.

Bene, dopo avere fatto preventivamente penitenza voglio dire la mia sull'aggressione subita da Kelly M., un giovane congolese residente a Monza dopo essere fuggito nel 2006 dal suo Paese ed essere approdato fortunosamente in Italia assieme ad altre migliaia di disperati, che ha avuto la fortuna, la bravura o, più probabilmente, tutte e due, di trovare lavoro in una azienda di Cernusco sul Naviglio. L'episodio è stato riportato dalla stampa locale, Corriere milanese compreso, e ne ha scritto anche Arengario.

Episodio vergognoso sia in sé che per la chiara matrice razzista ed anche per l'inerzia dei tanti che sono stati a guardare senza intervenire. Però, per dimostrare di essere diversi, di essere senza pregiudizi, di essere aperti ad una società multietnica, non si sta facendo un po' di demagogia?

“Aggressione ad un monzese” titola MBNews, “concittadino” il termine usato qui su Arengario ma a me, scusate, sembra più corretto il titolo de il Cittadino “Congolese di Monza”. E poi perché Kelly M. e non il nome completo Kelly Missey essendo lui maggiorenne? E parlare di tentato omicidio non è eccessivo quando in ospedale gli hanno riscontrato “soltanto” traumi contusivi ma non fratture? Grave, gravissimo questo episodio, senza alcun dubbio, ma non c'è proprio motivo di esagerare.

Reazionario per reazionario voglio dire un'altra cosa.
E' obbligatorio usare il termine di “nero” perché dire “negro” non è politically correct e, scusate di nuovo, a me sembra una fesseria, anzi un americanismo. Perché se nigger in America aveva ed ha un significato spregiativo, il termine “negro” in italiano non lo aveva, tanto che come insulto veniva usato il termine “sporco negro”, come hanno detto anche gli aggressori di Cernusco. Ma noi non possiamo dire nemmeno handicappato o disabile ed abbiamo inventato il “diversamente abile”.

Franco Isman

Vauro



Umberto De Pace
March 17, 2011 2:35 PM


Caro Franco,
appena letto il titolo, con il quale hai pubblicato il mio articolo, ho avuto un attimo di sconforto. Come si può pubblicare un titolo così brutto e comunque che non c'entra nulla con quanto da me scritto?
L'ho poi capito leggendo il tuo successivo commento su “Piazza” e, come dire, mi sono rincuorato. Il titolo non c'entrava con il mio intervento ma, emblematicamente, esprimeva il tuo “umore” su tutt'altra questione, riassunta nella domanda retorica che poni: “ … per dimostrare di essere diversi, di essere senza pregiudizi, di essere aperti ad una società multietnica, non si sta facendo un po' di demagogia?”. Domanda c'entrata con il tuo titolo ma, se permetti, fuorviante rispetto al mio articolo, oggetto del quale è: un giovane operaio, che abita a Monza, minacciato di morte, aggredito in un agguato di stampo mafioso in pieno giorno, all'interno dei cancelli della sua fabbrica a Cernusco, sotto gli occhi inermi e spaventati dei suoi compagni di lavoro e nuovamente minacciato di morte, sempre a viso scoperto, dopo la denuncia di quanto accaduto. Il mio articolo parla solo di questo e, per quanto mi riguarda, anche solo la metà di quanto accaduto dovrebbe allarmare chiunque.
Che la vittima fosse un “fascista, negro, ebreo, frocio o comunista” – uso termini un po' crudi ma forse più efficaci – a me non interessa; dove sia nato e da dove provenga, ancora meno; come si chiami e il suo volto lo pubblicizzerei il meno possibile, mentre divulgherei ogni particolare dell'aggressore – una volta accertata la sua colpa – perché è da lui che ci dobbiamo guardare.
Nelle mie pubbliche denunce di soprusi ai danni di nostri concittadini – lo studente vessato dal bullo, la donna scippata, il nomade cacciato, il padre di famiglia minacciato, il profugo dimenticato – non ho mai privilegiato l'aspetto “identitario” quanto quello umano; non ho mai marcato le loro origini, quanto il perché fossero vittime e lo stesso trattamento l'ho riservato all'aggressore; ma soprattutto mi son sempre domandato cosa potessimo fare noi tutti, comunità, per evitare che si ripetessero tali fatti nella nostra città.
Infine sull'importanza delle parole che usiamo. Termini quali, “buonismo”, “politically correct” e, aggiungerei, “bipartisan” non appartenendo al mio vocabolario ed essendo parole che stridono alle mie orecchie – come gessetti sulla lavagna – le ignoro. In merito a “nero” o “negro” più che pensare al loro significato passato forse vale la pena di chiedersi quale sia il loro significato odierno, ma non tanto e non solo nelle nostre menti, quanto in quelle dei nostri concittadini di origini africane, chiedendolo a loro innanzitutto. Lo stesso vale per gli handicappati/disabili/diversamente abili. Ma questa è tutta un'altra storia su cui potremmo anche scriverne insieme un domani.
Con immutata stima ti saluto e ti sarei profondamente grato se cambiassi quel titolo veramente brutto.

Grazie e buona Unità d'Italia a tutti.
Umberto De Pace
un Saluzzese/Cuneese/Piemontese/Italiano di Monza … ammetterai che ce la caviamo prima con un semplice: tuo concittadino.         



Franco Isman
March 17, 2011 3:56 PM

Una vile aggressione a un nostro concittadino
L'aggressione a un concittadino “nero”

Il primo è il titolo tuo originale, il secondo quello messo da me (e l'eventuale modifica di un titolo rientra certamente nelle prerogative della redazione). “un titolo così brutto e comunque che non c'entra nulla con quanto da me scritto”. Cent co cent crapp, ma davvero non capisco: lo scopo è stato di accorciare un titolo troppo lungo, di qui l'eliminazione dell'aggettivo “vile”, non certo perché non condiviso, e di “nostro” perché ridondante. Poi, udite udite, l'aggiunta dell'informazione, fin dal titolo, che di un nero si trattava e quindi di un'aggressione di stampo razzista; e questo non c'entra con quanto racconti o ne è viceversa parte essenziale? E fa diventare “così brutto” il titolo?

Che la vittima fosse “fascista, negro, ebreo, frocio o comunista” a te non interessa, dici; hai perfettamente ragione e condivido nel modo più totale. Nel mio intervento infatti ho scritto: “episodio vergognoso sia in sé che per la chiara matrice razzista ed anche per l'inerzia dei tanti che sono stati a guardare senza intervenire”, dicendo appunto che l'episodio è ancor più grave in quanto di stampo razzista e criticando anche l'inerzia dei presenti che non sono intervenuti, cosa che nell'articolo non avevi esplicitato.

Dopo la pubblicazione del tuo articolo, al quale ovviamente non ho cambiato una virgola ma, secondo te, ne ho stravolto il titolo, e a valle del giudizio sull'episodio totalmente concordante con il tuo, mi sono soltanto permesso di criticare quello che a me sembra un atteggiamento un po' demagogico, soprattutto da parte dei giornali che ho citato, e non sto a ripetere quanto ho già scritto. Quanto alla foto e al nome, sono stati pubblicati dal Corrierone, quindi…

Con altrettanta stima, o forse di più
Franco



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  14 marzo 2011